Alla fine del nostro primo giorno on the road, arriviamo alla ridente località di Lorne. E’ un classico “posto davanti al mare” , uno di quei paesini accoglienti e pieni di vita durante l’estate, che irrimediabilmente si spengono appena si avvicina l’inverno. Noi la visitiamo all’inizio della bella stagione, i negozi sono aperti e c’è giusto un pochino di movimento. Soprattutto non c’è ancora traccia di surfisti.
Domanda: “Sembri contento di non aver visto nessuno praticare il surf nonostante ti trovassi in una delle zone più frequentate e rinomate per questo sport. Come mai?”
Risposta: ”Non è semplice rispondere a questa domanda, ma grazie per avermela posta. Da un lato sono dispiaciuto di non aver potuto osservare una delle peculiarità del luogo, un ritrovo spontaneo di appassionati da tutto il mondo che si sfidano, a colpi di tavola, lungo le meravigliose spiagge di questa zona. Dall’altro, se proprio devo osservare da vicino aitanti maschioni muscolosi, abbronzati, vistosamente tatuati e immersi nell’ agone sportivo, beh…diciamo che preferisco che non ci sia mia moglie!”
Domanda: “Sembri contento di non aver visto nessuno praticare il surf nonostante ti trovassi in una delle zone più frequentate e rinomate per questo sport. Come mai?”
Risposta: ”Non è semplice rispondere a questa domanda, ma grazie per avermela posta. Da un lato sono dispiaciuto di non aver potuto osservare una delle peculiarità del luogo, un ritrovo spontaneo di appassionati da tutto il mondo che si sfidano, a colpi di tavola, lungo le meravigliose spiagge di questa zona. Dall’altro, se proprio devo osservare da vicino aitanti maschioni muscolosi, abbronzati, vistosamente tatuati e immersi nell’ agone sportivo, beh…diciamo che preferisco che non ci sia mia moglie!”
Al check in passiamo un momento non proprio felice. Viaggiamo con un pacco di voucher messo a disposizione dall’agenzia. Per ogni albergo in cui scendiamo lasciamo giù un voucher, la nostra prenotazione in pratica, con tanto di nomi, cognomi e il logo “Honeymooners” in bella vista.Appena lo leggono, il ragazzo e la ragazza caucasici, carini e abbronzati alla reception ci fanno un sacco di feste. Poi ci fanno una domanda che ci ammazza: “Siete qui in Australia e poi fate il giro del mondo?” Come, il giro del mondo? E’ già stato parecchio impegnativo raggranellare soldi e ferie sufficienti per venire fin qui, già ci baciamo ampiamente mani e gomiti, il giro del mondo è fuori discussione. Proviamo a spiegarlo ai due baldi giovini, e loro ci ghiacciano, in buona fede, per carità, ma ci ghiacciano con un’amara considerazione: “Ah, dovete essere persone MOLTO impegnate, very busy people, per avere solo tre settimane di ferie!”
Il fatto è che in Australia vige la cultura del walkabout, una sorta di viaggio iniziatico/mistico da compiersi preferibilmente soli e zaino in spalla. Si parte alla ricerca di se stessi. Si gira il paese, se non il mondo, fermandosi di quando in quando per lavorare, far su un po’ di soldi, ripartire. Sono viaggi che sai quando iniziano ma non quando e dove finiranno. E’ chiaro che ci ridono dietro quando sbandieriamo garruli le nostre sudate, benché misere, tre settimane di viaggio.
Corriamo in camera a smaltire il disagio causatoci dagli autoctoni. Come sempre non sappiamo cosa ci attende, dal momento che pernottiamo in posti prenotati dalla nostra agenzia sulla base di convenzioni sviluppate con il nuovo continente pressappoco all’alba dei tempi. Questa sera ci tocca un bel residence, piscina interna, sauna, parcheggio interrato e vista sull’ oceano, cosa che non guasta. Ma la vera surprise ce la riserva la stanza. Per una mera questione di praticità non abbiamo prenotato la suite imperiale in ogni singolo hotel. Anzi, possiamo tranquillamente affermare che la dimensione del Bed & Breakfast è stata la più gettonata durante il viaggio. Stavolta invece ci va di lusso. La stanza è ampia e spaziosa, un bell’angolo cucina, un salotto comodo, l’immancabile plasma con più pollici di quello che ho a casa, un bel bagno (senza bidet ovviamente!) e la camera da letto. Non mi serve controllare i millesimi per rendermi conto di quanto sia più grande del nostro appartamento a Padova. Sarebbe bello poterci passare il viaggio di nozze qui dentro, non solo una misera notte. E’ un mondo difficile.
L’unico particolare che non mi quadra è la bizzarra disposizione delle stanze. Il bagno dispone di una bellissima, e, come tale, immediatamente sfruttata, vasca con idromassaggio. Per raggiungerla si cammina lungo un corridoio, che passa sopra la cucina e si affaccia sul salotto tramite un’imprescindibile vetrata. Qui si riformula l’intero concetto di privacy. Di fatto, ci si può sdraiare pigramente sul sofà a guardare 90’ minuto, godendo nel contempo della vista del vostro coniuge che si fa una doccia. Comodo. Ancora più grottesca è la posizione della stanza da letto. Il sito che richiede più riservatezza ha le finestre che danno sul corridoio dell’albergo. Gli australiani non rubano. Da loro rubare è reato. Quindi non rubano. Lapalissiano. Questo corollario serve a spiegare perché le finestre di una camera d’albergo, in una località di mare, diano sul corridoio. Il fatto è che, se anche di notte ti venisse caldo e volessi spalancarle, puoi farlo tranquillamente, dal momento che nessuno si sognerebbe di entrare mentre dormi, e portarti via pure il cuscino da sotto la testa. Quanto al fatto che ognuno può farsi gli affaracci tuoi mentre sei in stanza…beh…ho già detto che il cesso da sul soggiorno? Ecco, appunto.
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