martedì 25 maggio 2010

Capitolo 55 Razze (di pesci e altre bestie)

Gli squali stazionano a pochi metri dalla costa. Non sono assolutamente aggressivi, e la presenza umana pare non disturbarli troppo. Li lascio e provo ad avventurarmi in mare aperto. Sotto la sabbia si intravedono capannelli di razze semimimetizzate e in pacifica attesa che qualche incauta preda passi sopra di loro. In effetti il Queensland è la patria delle razze e di Steve Irving, commemorato qui come un eroe nazionale. Siccome ho ben in mente che razza di fine abbia fatto (se mi perdonate l’orrendo gioco di parole!) giro ben alla larga anche da queste bestiole. Allora: in riva al mare ci sono gli squali. Più in là le razze velenose, più in là ancora non si può andare perché se ti piglia una corrente ballerina si finisce al polo sud senza passare dal via. E’ tutto quello che si può chiedere ad un bel bagno rilassante.

Storm in Heaven

Inquietata dal genere di pesci che ci troviamo ad affrontare, Barbara decide che bagnarsi a malapena i piedi è più che sufficiente per la giornata, e mi lascia solo in balia delle onde di Shark Bay. Poco male, avrà tempo di rifarsi. In fondo basta solo entrare nel semplice ordine delle idee australiano: gli squali non ti danno fastidio, se proprio non sanguini davanti a loro. Semplice. Le razze? Basta non disturbarle. Se ci cammini sopra potrebbero indispettirsi, certo, ma generalmente non sono mimetizzate così tanto da non vederle. Ok. Le correnti, le meduse, le conchiglie velenose…esistono, se lo sai ti comporti di conseguenza, la morte è un’eventualità certo spiacevole ma naturale come il resto delle cose.

Il resto della giornata procede senza scossoni e situazioni degne di nota, a parte una montante tempesta dal lato nord. Il vento crescente turba la superficie delle acque e in queste condizioni lo snorkeling diventa proibitivo, ci tocca ripiegare sulla zoologia terrestre anziché anfibia o marina. In particolare l’isola permette l’osservazione dei comportamenti di una specie inutile e dannosa quanto la gramigna ed altrettanto diffusa, cioè l’ Italicus otiosus, ovvero l italiano in vacanza. Mentre noi si faceva una tranquilla colazione in infradito e t-shirt vintage, eufemismo per non dire antica e consumata, siamo stati attratti dalla visione di una dea bionda che scendeva a far colazione con i comuni mortali. Prendisole bianco su costume brasiliano, una cofana di capelli biondi appena usciti da phoon e arricciatore, trucco perfetto su viso totalmente inespressivo e senz’età, quel genere di pokerface che solo il botulino in abbondanti applicazioni può regalarti, e ciabattina tacco dodici ostentata con consumata nonchalance. Insomma lo stereotipo della bionda oca appena uscita dall’estetista, agghindata con mise improponibili per Miami Beach o Porto Cervo, quindi totalmente sprecate e fuori luogo per l’isola in cui siamo. E non abbiamo certo bisogno di sentirla approcciare il cameriere con un “Possibile che qui nessuno parli italiano?” per capire con chi abbiamo a che fare. Il marito, improbabile anch’esso, sfoggia baffo da sparviero, pancia da benessere, e un pantalone jeans al ginocchio che costerà quanto un mese del mio stipendio, e che fa clamorosamente a pugni con il copricapo original Australian Style, acquistabile ad ogni bancarella per 15 dollari. L’Italicus Otiosus non spreca il suo tempo in vacue esplorazioni del luogo in cui arriva. Una volta individuati ristorante e piscina le sue scorribande cessano, e comincia il meritato riposo. Li ritroviamo infatti a pomeriggio inoltrato sulla spiaggia appena prospiciente il bar, intenti ad un servizio fotografico. Lei, una ninfa marina di indicibile splendore gioca vezzosamente sul bagnasciuga ad esibire un repertorio di posizioni atte ad accentuare l'invidiabile abbronzatura e la sbarazzina bellezza. Il marito le ciondola intorno con l'improbabile cappellaccio, e la fotografa in tutte le pose, assecondandone gli istinti divistici con sudorazione sospetta. L'intento è chiaro: una volta rientrati dai meravigliosi luoghi di villeggiatura prescelti, coppie di amici di pari ceto ed estradizione si ritroveranno presso un divano e un proiettore.

Coppia n.1: “Dovete assolutamente vedere le nostre foto delle vacanze!”

Coppia n.2: “Sì,sì che bello, anche noi ne abbiamo un sacco da farvi vedere!”

Coppia n.3: “Ottima idea! Voi cosa avete?”

Coppia n.1: “Noi abbiamo 400 foto in alta risoluzione di mia moglie che prende il sole sul terrazzo nel nostro chalet a Cortina.”

Coppia n.2: “Noi abbiamo 8ore di video di mia moglie che fa il bagnetto nella piscina del nostro resort alle Mauritius.”

Coppia n.3: “Noi invece abbiamo solo 300 foto di mia moglie sul bagnasciuga di una spiaggia tropicale, cosa volete, il tempo non è stato bellissimo, abbiamo dovuto limitarci.”

In generale la specie qui osservata non è particolarmente aggressiva. Il suo comportamento è sì chiassoso e volto a richiamare l'attenzione di ogni altra specie animale transitante nelle vicinannze, ma il loro essere stanziali in determinate aree (bar, ristoranti, piscine) fa sì che ci si possa scordare della loro presenza semplicemente allontanandosene. Una delle caratteristiche già descritte, questa sì decisamente invasiva e spiacevole, è la tendenza che questa bestia ha ad andarsene in giro a branchi, e quindi a crearsene uno nei vari luoghi dove soggiorna. In questi casi occorre sangue freddo e una notevole dose di fermezza per mettersi al riparo dalle loro attenzioni. Il nostro aspetto diafano fortunatamente ci accomuna più ai vampiri e agli anglosassoni, che ai frutti della nobile penisola italica, e questo, unito al fatto che tra di noi nelle zone comuni si parli in inglese, genera negli sciagurati conterranei un equivoco che siamo ben lieti di protrarre sino al giorno in cui ci si lascerà per non vedersi (speriamo!!) mai più!