Una volta usciti dalla città la situazione migliora. Le case iniziano a diradarsi, e con esse spariscono le macchine. Abbiamo la strada tutta per noi, guidare, seppure a destra, in queste condizioni non è così pesante. Eppure questo è l’ennesimo test per la mia forza di volontà. Come diceva il grande Lloyd Bridges in “L’ aereo più pazzo del mondo” , ho scelto il giorno sbagliato per smettere di fumare. Già dopo venti ore e passa di viaggio aereo, la coda alla dogana e il tragitto verso l’albergo con i vestiti da inverno addosso, mi sarei fumato una stecca di Marlboro rosse senza battere ciglio. Figurarsi guidare nel traffico cittadino di una metropoli, e andando in senso contrario! Sono stressato, cribbio!
Pian piano inizio a rilassarmi. Mi concentro sul paesaggio. Le case in periferia assomigliano a quelle delle periferie americane immortalate in numerosi film. Basse e prefabbricate, con il loro giardinetto davanti e il posto auto in fianco. Prendiamo la M1 e procediamo per Geelong. La giornata è soleggiata, il vento porta con sé l’odore del mare. Non vedo l’ora. Non sono mai stato sull’oceano. L’ho attraversato in aereo, questo sì. Ma effettivamente non l ho mai visto. Non ho mai respirato la sua brezza, non ho affondato i piedi nella sua rena, non ho rabbrividito al contatto con le sue onde. Non voglio andare al mare. Voglio vedere l’OCEANO.
Quindi Geelong non mi soddisfa. Sorge sulla baia di Melbourne, una baia chiusa, un mare interno, non va bene. Decido di proseguire per Point Lonsdale, che ,come dice il nome stesso, è la punta estrema di questo lembo di terra che separa la baia dall’oceano aperto. Deviamo un po’ dalla nostra rotta, ma è per una buona causa. Seguiamo le indicazioni per il faro. Questo tratto di costa è famoso per i naufragi che vi sono avvenuti. Le scogliere sono alte e scoscese, gli scogli nascosti ed infidi. Calcoliamo anche il generoso vento che soffia costante dall’Antartide e capirete come questo sia facilmente comprensibile. Ad ogni naufragio avvenuto, le autorità Australiane provvedevano a segnalare l’attracco pericoloso con un bel faro. Quindi: scogli, naufragio, faro. Scogli, naufragio, faro. Semplice. Tutte queste considerazioni scompaiono appena riesco ad inerpicarmi per il sentiero e a raggiungere la postazione. Eccoci. Finalmente. Sua Maestà l’Oceano!
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