martedì 3 febbraio 2009

Capitolo 8 Sussurri e grida

Lasciamo, non senza rimpianti, Lorne e ci mettiamo in marcia verso la seconda tappa, la località di Mt. Gambier. Nuvole minacciose e un vento implacabile ci rincorrono lungo tutto il tragitto. Le condizioni ideali per chi deve sciropparsi un bel po’ di chilometri in macchina, dal momento che, quando il sole fa capolino e il vento si placa, la temperatura si alza considerevolmente. Inoltre lo scenario delle nuvole sull’oceano è decisamente coreografico. Cloudy landscapeFinora siamo stati fortunati, niente da dire. Riprendendo il viaggio, noto che, dalle auto che incrocio, proviene uno strano gesto. Il guidatore alza uno o due dita dal volante, nel breve attimo in cui i nostri sguardi convergono. Ieri il mio cervello ha registrato questo fenomeno, ma ero troppo teso per focalizzarlo. Oggi decido di indagare. Non è facile, dal momento che mi occorrono almeno una macchina davanti e una che arrivi dalla corsia opposta. Tre vetture su questo tratto di strada credo sia un evento celebrato a caviale e champagne, ma, ad un tratto, l’allineamento dei pianeti è favorevole, e il rito si compie. Scopro l’arcano. Il fantomatico gesto altro non è che…un saluto! Cioè, gli autoctoni in giro sono talmente pochi che, quando si incrociano in auto, si salutano. Un po’ come da noi i motociclisti.

Immaginatevi la tangenziale di Mestre alle 8.00 di un mattino qualsiasi. La gente bloccata in coda che si saluta da un’auto all’altra. Fantascienza. Appena svelo l’arcano mi rendo conto che ieri mi hanno salutato tutti e io non ho risposto mai. Per rifarmi della villania che ho mostrato, decido di salutare chiunque, e di più! Quando all’ orizzonte appare un qualsiasi veicolo, inizio a sparargli i fari, metto le quattro frecce e mi sbraccio fuori dal finestrino. Un bambino.

Sea starPer fortuna la gente qui è proprio poca. Troviamo una vettura parcheggiata sul ciglio della strada, a pochi passi da una bellissima spiaggia. Decidiamo di fermarci anche noi, almeno il tempo di fare qualche foto. Lo spettacolo delle nuvole che si rincorrono sopra l’oceano mi attira a tal punto che scordo la moglie, e quasi non mi accorgo delle onde che mi lambiscono le scarpe. Un paio di stelle marine mi danno il benvenuto sul bagnasciuga. La proprietaria dell’automobile notata poc’anzi, passeggia pigramente sulla riva. Un momento idilliaco. Per molti ma non per tutti. Barbara non apprezza. Lotta contro il vento e le mosche che le impediscono di apprezzare in pieno lo spettacolo naturale che la circonda. Il suo proverbiale self control va a farsi benedire. Urla e gesticola per attirare la mia attenzione.

B.: “HAI CHIUSO LA MACCHINA???”
N.: “Sì!”

Il vento le impedisce di udire la mia risposta serena e pacata. Allora insiste:

B.: “HAI CHIUSO LA MACCHINA???”
N.: “Sì!”

Niente da fare. Alza la voce ancora di più.

B.: “HAI CHIUSO LA MACCHINA???”
N.: “Sì!”

Disperata.

B.: “HAI CHIUSO LA MACCHINA???”

A quel punto provo a cambiare strategia.

N.: “NO!”
La tipa in spiaggia: “Così capisce!”

Una sola persona nel raggio di 1000 km e parla italiano. O almeno, ne parla quanto basta per farsi beffe della povera Barbara. Priceless!

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