venerdì 13 marzo 2009

Capitolo 19 Robe

Robe è un piccolo e delizioso porticciolo. Abbiamo l’onore di essere ospitati per la notte nella più antica magione del villaggio, in piedi dal 1900. I discendenti dei primi proprietari hanno eseguito un mirato restauro e ne hanno ricavato un Bed&Breakfast molto indovinato. Nelle stanze si respira l’atmosfera di inizio secolo. I drappeggi, i mobili, le suppellettili, il letto, tutto richiama lo stile del ‘900. Se la palma di alloggio più confortevole durante la luna di miele la detiene ancora l hotel di Lorne, con la sua vasca idromassaggio affacciata sul soggiorno, questo merita sicuramente il titolo di pernottamento più stravagante e originale. Anche l’accoglienza è unica. Alla reception un biglietto avvisa le coppie in arrivo che le stanze sono pronte, le chiavi nelle toppe,il riscaldamento acceso. In pratica, fare come se fossimo a casa nostra..per tutto il resto “No worries!”.

Le stanze si affacciano su un porticato interno. Di fianco alla nostra una coppia di tedeschi ha evidentemente recepito le istruzioni alla lettera: piedi nudi, birra gelata, sigaro e sigarette. Come a casa loro, immagino. Lasciamo i bagagli e ci dedichiamo all’esplorazione del paesino. Le barche rientrano per il tramonto, i cormorani si asciugano le piume all’ultimo sole, le fronde delle araucarie stormiscono al vento. Situazione idilliaca, siamo lontani anni luce dall’atmosfera triste di Mt. Gambier. Andiamo a cena in una vecchia taverna di pescatori, ora riadattata a pub. Sarà che siamo gli unici clienti, e che tutte le attenzioni sono per noi, ma le grigliate di carne e pesce che ci servono rimarranno a lungo nei nostri cuori.

Approfittiamo della cucina in stile e delle abbondanti libagioni messeci a disposizione dai nostri anfitrioni per regalarci una tranquilla colazione a casa. E’ incredibile che un momento così semplice e così tipico della vita di tutti i giorni finisca col mancarti nel momento in cui non ce l hai. Stiamo vivendo una favola, il viaggio sin qui è stato meraviglioso e ben oltre le più rosee aspettative. Eppure, dopo giorni frenetici in cui abbiamo corso per vedere più cose possibili, ci siamo proprio goduti questo momento di relax tutto per noi. Purtroppo a simili piaceri è facile assuefarsi. Approfittando del fatto che la nostra tabella di marcia è abbastanza rilassante, mia moglie ci infila a tradimento dello shopping a fini suoveniristici. A questo punto è d’uopo una visita alla banca per cambiare un po’ del nostro ingente patrimonio. Attendiamo una buona mezz’oretta che lo sportello apra. In fondo è lunedì mattina, bisogna prendersela comoda. Affronto la cassiera armato del mio irresistibile sorriso e del mio impareggiabile inglese. Devo cambiare 100 euro e 100 dollari U.S.A. nel corrispettivo in dollari australiani. Per fronteggiare tale complessa operazione si alternano alla consolle tutti e tre gli impiegati presenti, due signore di mezza età e il direttore responsabile, tutti con sorrisi ancora più ampi e pronti dei miei e con una lista di “we are, oh, so sorry!” che metterebbe in imbarazzo un assassino seriale. Da un lato ci sono io, arrivato lì con le migliori intenzioni, fra le quali non c’era assolutamente quella di complicare la giornata a degli onesti lavoratori. Dall’altro ci sono gli autoctoni, alle prese con la richiesta più inusuale dai tempi in cui la banca fu fondata. Alla fine la complessissima pratica viene sbrigata, le nostre effigi immortalate in una foto con tutta la crew, la notizia del epico cambio messa in rilievo su tutte le testate locali. In questo clima di tripudio lasciamo con rimpianto la città.

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