Non era nei miei piani buttarmi selvaggiamente su di un povero canguro e divorarmelo, ma qui si usa regolamentare la specie, altrimenti troppo numerosa ed invasiva. Un po' come fanno sui nostri monti con i caprioli. E le analogie con gli ungulati nostrani non si fermano a questa. La forma del muso e delle orecchie è molto simile, come simile è il rischio di cecchinarli con l'auto di notte lungo le strade. In più, fatti in umido o trasformati in spezzatino e accompagnati da una fumante polentina, entrambe le specie mantengono quel retrogusto selvatico che non va via nemmeno con mezzo litro di rosso generoso e onesto. Dal momento che anche mia moglie ha avuto il suo bel daffare nell' estinguere quelle che sul menù venivano indicate come costine di maiale, mentre nella realtà erano non meno di un intera cassa toracica di porcello adulto, salire in camera e annegarci di camomilla ci sembra il minimo che possiamo fare per i nostri sconvolti apparati digerenti.
Il giorno seguente ci mettiamo in pista di buon ora. La prima tappa ovviamente la facciamo...dal panettiere! Mentre facciamo colazione non possiamo fare a meno di notare che la bakery in questione divide i locali con un'edicola, e che il nostro tavolino è posto giusto nel reparto riviste da sposa. Nonostante ormai si sia già dato, impiego parecchio tempo per trascinare Barbara fuori di lì. Mi butto alla ricerca del pellicano che ho visto ieri sera, e che ho visto ammarare poco lontano dal nostro albergo. Arriviamo al vecchio molo del paese, sotto il quale hanno trovato rifugio numerosi gabbiani e cormorani, intenti ad asciugarsi le ali al pallido sole. Pellicani nemmeno l'ombra, eppure sono sicuro di averlo viso volare in questa direzione. Magari sono usciti in cerca di cibo, mica tutti gli animali possono fermarsi ore in panetteria a guardare abiti da sposa! Procedo testardo verso un'insenatura poco più innanzi. Il vento gelido e la scarsa fiducia nelle mie capacità spinge Barbara a barricarsi in macchina. Stavolta però ho ragione io. Ecco il pennuto! Anzi i pennuti. Ci sono quattro pellicani intenti al cazzeggio sugli scogli. Appena mi vedono iniziano mettersi in posa, anzi protestano finché non convinco anche la mia riluttante signora a venire ad osservarli da vicino. Ci avevano detto che è facile vedere ogni tipo di animale, ma qui si esagera!
Lasciamo i vanesi pennuti e ci avventuriamo verso il sud dell'isola. La nostra meta è il Seal Bay Conservatory Park, e ci sentiamo vagamente eccitati all' idea. Su quest'isola è infatti possibile visitare un'intera colonia di foche tenendosi a non più di dieci metri di distanza. Il parco comprende due tipi di percorso. Il primo, più agevole e aperto al pubblico non ti permette di scendere alla spiaggia, ma solo di vedere dall'alto i luoghi dove riposano questi pinnipedi. Il secondo, in compagnia di un ranger e dietro adeguato compenso, ti mena fino al cuore della colonia. Non sono venuto sin qui solo per scattare foto panoramiche, quindi mi separo volentieri dei dollars richiestimi e mi prenoto per la gita col ranger. Mentre attendiamo la partenza del nostro tour guidato, proviamo a mascherare l'impazienza facendo il giro panoramico. Non si vede poi molto, ma già constatare che sotto di noi nuotano le foche ci mette di ottimo umore, e ci affrettiamo al randez vous. Già pregusto una serie di sketches gagliardi a base di cestini da picnic e di me che chiamo Bubu la mia dolce metà, quando la mia attenzione viene attratta da qualcosa che si muove sotto un cespuglio. Una clamorosa botta di fortuna. Una femmina di wallaby con tanto di cucciolo! Fantastico! Sono talmente emozionato che quasi mi perdo la partenza del tour verso la spiaggia. Poi realizzo che mia moglie ha già iniziato a tempestare il ranger di domande prima ancora di aver visto una sola foca e, a malincuore, abbandono i microscopici marsupiali.
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