giovedì 3 giugno 2010

Capitolo 56 La tartaruga un tempo fu..

Un'altra coppia di vacanzieri italiani la individuiamo in virtù di un altro topos della nostra gente, cioè la smania per l'abbronzatura. Stazionano sul bagnasciuga, spiaggiati in pochi cm d’acqua e si godono i raggi UVA con la costanza degna di animali a sangue freddo. Ci sono frotte di gente che parte dai nostri aeroporti per raggiungere mete esotiche ed affascinanti di cui non ricorderanno assolutamente nulla se non quanto sole hanno preso. Questi bipedi si riconoscono dalle membra carboncine e dalla totale assenza di neuroni all'interno della cavità cranica, e li puoi trovare stabilmente rivolti in direzione dell'astro celeste sin dalle prime ore del mattino. Quando alla fine delle loro sudate ferie, dove per sudate non si intende tanto il fatto di aver fatto sacrifici per potersele permettere, si ritrovano con i loro pari per il consueto scambio di impressioni sui luoghi di villeggiatura, il momento di massimo godimento diviene il confronto di colore degli arti superiori. Di pallido in queste serate c'è solo il ricordo dei luoghi visitati, dato che nessuno si è dato la pena di visitarli realmente, e le poche foto prodotte (fotografare significa rubar tempo all'abbronzatura) risentono anch'esse della massiccia esposizione ai raggi solari, e quindi tendono ad assomigliarsi tutte.

Le nostre giornate trascorrono così all'insegna della zoologia, fra specie animali che è bello conoscere e scoprire, ed altre che purtroppo non possiamo fare a meno di notare. La tempesta tropicale che abbiamo visto montare all'orizzonte fortunatamente passa al largo, ma la nostra tranquilla vita isolana ne viene comunque influenzata, nel bene e nel male. Il clima cambia leggermente, dall'oceano arriva una brezza fresca e costante che porta sì refrigerio, ma anche turba il sin qui pacifico moto ondoso, rendendo la balneazione estremamente complessa. Di fronte a tali sconvolgimenti naturali l'ospite medio del resort fa di necessità virtù. Sceglie un paio di comode brande, ordina un cocktail analcolico e fruttato, e si adatta a sguazzare nella pratica e riparata piscina, in un “mal comune mezzo gaudio” a caratura internazionale. Ma a volte bisogna andare contro la Logica per ottenere risultati insperati, e a volte il detto: “la Fortuna bacia gli audaci” si rivela veritiero. Fra la prospettiva di rimanere in spiaggia, fare il bagno fra i marosi ed allestire ripari di fortuna dal vento oppure mischiarci alla schiuma della società in quel ricettacolo di vizi altresì conosciuto come piscina comune, il sottoscritto ovviamente non ha manifestato il minimo dubbio, e tronfio del suo razzismo culturale ha trascinato la sventurata consorte in spiaggia con qualsiasi clima.

Così facendo veniamo a beneficiare dell'ennesima epifania australiana, ovvero lo sbarco delle tartarughe marine. Come già accennavo, questo è il loro periodo di deposizione delle uova, e già da qualche giorno in spiaggia era possibile notare i segni del loro passaggio notturno. La tempesta abbattutasi nelle vicinanze deve aver in qualche modo alterato la loro percezione del daytime (teoria nostra, quindi da prendere col beneficio di inventario!!), poiché iniziamo a scorgere sempre più esemplari avvicinarsi intrepidi alle spiagge anche nelle ore diurne. E così, un magico pomeriggio di dicembre, mentre siamo immersi nella quiete fra i cespugli e assaggiamo l'aria che l'oceano soffia sulla nostra solitudine, fra le onde un paio di testoline squamose si portano a quota periscopio e scrutano ansiosamente la rena. L’ora di cena ormai si approssima e gli ospiti dell’ isola sono quasi tutti già affaccendati nei preparativi per la serata. I pochi ritardatari rimasti si affrettano verso i bungalow, e in capo a pochi minuti la spiagge, già poco affollate, si svuotano completamente. E’ il momento. Dalla nostra privilegiata posizione, seminascosti dalle fronde di Pisonia, vediamo avanzare lentamente una gigantesca testuggine, e raggiungere il bagnasciuga proprio davanti a noi. Un paio di passi incerti e il corpaccione è completamente fuori dall’ acqua. La osserviamo salire verso di noi con sicurezza, ancorché con una certa goffaggine. Rimaniamo fermi immobili, trattenendo quasi il respiro per non spaventarla, ora che è fuori dal suo elemento naturale. Precauzione inutile, il rettile ha deciso che deve assolutamente deporre il suo prezioso carico sotto il mio telo da spiaggia. C’è poco da fare, dobbiamo proprio toglierci dai piedi!

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