giovedì 25 giugno 2009

Capitolo 32 LA PIZZA

Considerando che da che mi sono svegliato stamane:
  1. Ho visitato la parte nord di Kangaroo Island
  2. Ho affrontato quella che a tutti gli effetti può essere considerata una traversata oceanica
  3. Ho visto i canguri
  4. Ho guidato per Adelaide
  5. E, last but not least, mi sono concesso un bagno caldo e rilassante nella supermegaipefashiondesigndiblindaperdue toilette dell'albergo
non trovo scandaloso essere veramente TROPPO stanco per aggiungerci una passeggiata di qualche isolato per visitare Adelaide. Me la tengo per la prossima volta. Alla luce di quanto precedentemente esposto, il primo ristorante decente che incontro va benissimo.
    Dopo dieci giorni di pranzi a base di pies , e di cene in cui la grigliata, in ogni sua espressione, è stata l'unica costante, il nostro fisico richiede a gran voce del carboidrato spiccio. Ora, fuori dal belpaese un bel piatto di pasta è tanto facile da trovare quanto difficile da gustare. E' un assioma. La pizza invece concede due variabili. Può fare veramente schifo, e questo a prescindere dal fatto che il pizzaiolo vanti antenati più italiani di me medesimo, oppure può essere commestibile, il che spesso, per quelli nella nostra situazione, cioè in astinenza dura da cibo familiare, è già un risultato di tutto rispetto. Ok, tentiamo la sorte. Il ristorante italiano all'angolo sembra promettente. L' interno è accogliente, non c'è troppa gente, i poster alle pareti sono tutti in tema cinematografico/patriottico/stereotipato. C'è il buon Tony Montana di Scarface, l' Italian Stallion di Rocky, la Sofia nazionale nella Ciociara. Spaghetti, mafia, mandolino...fatta per la pizza!
      Ordiniamo. Mentre attendiamo diamo una sbirciata ai tavoli a fianco. Le pizze sembrano buone, nessun avventore stramazza sotto il tavolo dopo un paio di bocconi, il che è un bene. L'unica differenza che rileviamo è che le compagnie ordinano una pizza sola, la mettono in centro e ne sbocconcellano qualche fetta, più come aperitivo che come portata. E c'è un motivo. Noi affrontiamo il piatto nazionale spavaldi, uno a testa, come ci siamo abituati a fare da che abbiamo smesso il biberon. Alla terza fetta la pasta tagliata con il gesso a presa rapida si espande nello stomaco e ne prende il possesso per parecchie ore, impedendo l'entrata di qualsiasi altra particella elementare.
        E qui mi sfogo: Ma Porca Mastea! , come dice mia sorella Alberta. Possibile che di tutto il mondo siamo lo zimbello, che tutti i pueblos unidos sentano il bisogno di farsi i cavolacci nostri, che tutti comunque e ipocritamente spaccino i nostri piatti nei loro ristoranti poichè il made in Italy sulla tavola spacca e nessuno, dico nessuno è mai riuscito a imparare a fare una pizza decente? Ma che ci vorrà? Acqua, farina e sale...li abbiamo solo noi? Uno guarda, impara, si fa dare due o tre dritte...poi un po' di pratica a casa sua e via...non dico gli spaghetti allo scoglio o il risotto champagne e provola, ma una pizza! Mozzarella e pummarola in coppa? Difficile? Ma cribbio!
          Fatto sta che passiamo dal momento di esaltazione mistica per Footprints in the Sand, poster letto mentre attendevamo l'attentato alle nostre viscere e che, onta e ludibrio!, misconoscevo, ai vari momenti sempre mistici, ma di tutt'altro genere trascorsi insonni nonchè in overconfidence da digestivi.

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