giovedì 4 giugno 2009

Capitolo 31 Adelaide vista di striscio.

Gli australiani hanno una considerazione limitata per il loro animale totem. In effetti l’aggettivo che più utilizzano per indicare il canguro è stupid, che certo non necessita di traduzioni. In effetti passiamo una piacevole mezz’ora in loro compagnia prima che si accorgano di essere stati paparazzati in ogni modo, e si allontanino balzellon balzelloni dagli invadenti umanoidi. Saliamo in macchina, ora il traffico in senso di marcia contrario di Adelaide ci fa molta meno paura. La tangenziale che ci mena in città è enorme, le macchine sono tutte ordinatamente in fila, i cambi di corsia avvengono tranquillamente e senza le minacce di morte a cui sono avvezzo in patria. Di fianco alla strada per le auto ne scorre un’altra solo per le biciclette, completamente separata e autonoma, una tangenziale esclusivamente per ciclisti, con tanto di svincoli, uscite programmate, incroci. Non ne avevo mai vista una, così ci fermiamo un po’ troppo ad ammirarne l’utilità e la praticità, tanto da costringere un pazientissimo autoctono ad azionare, suo malgrado, quell’aggeggio infernale posto in centro al volante.


Raggiungiamo, non senza qualche patema di troppo, il nostro albergo. Si affaccia su una delle vie principali, in pieno centro cittadino, sarà un tribolo non indifferente trovare un parcheggio. Optiamo per l’opzione “scarica la moglie e i pacchi e arrangiati a posteggiare” , quindi mi dirigo sereno verso il marciapiede e accosto. Subito, in un turbinio di Good Afternoon e aggettivi ridondanti, si palesano un paio di pinguini di altro genere e specie rispetto a quelli visti a K. Island. Mi strappano di mano le valigie, si impossessano dell’auto e ci scaraventano nella hall, dove veniamo presi in consegna dal capo pinguino e da lì trascinati alla nostra stanza. Nel cambio ci guadagnamo direi ampiamente, giacchè dopo dieci giorni di vagabondaggio zingaro e peone il nostro mezzo di trasporto appariva, anche all’osservatore più superficiale, un curioso agglomerato di fango, sabbia e rifiuti su ruote. Invece il nostro alloggio è quanto di più moderno e confortevole abbiamo finora trovato, con un bel lettone alto e soffice, bagno in marmo nero, vasca e doccia, mega televisore al plasma. E ovviamente noi qui ci fermiamo giusto una notte, e nemmeno intera.


Il tempo di darci una ripulita, di usufruire di tutti i comfort della marmorea toilette ed è già ora di andare a cena. Uscendo facciamo una capatina sul tetto/terrazza dell'hotel, giusto per dare un occhiatina alla skyline di Adelaide al tramonto. Non ci facciamo mancare nulla! Tavolini, angolo bar, vista su i quattro punti cardinali della città, un posticino tranquillo e romantico, ideale per un aperitivo e una cicca in tranquillità e scioltezza. Maledico per l’ennesima volta la mia idea gagliarda di smettere di fumare in luna di miele, e mi dirigo al ristorante.

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