mercoledì 6 maggio 2009

Capitolo 27 I nostri nella Laguna Nera

La nostra prima giornata sull’ Isola dei Canguri volge al termine. Come bilancio siamo decisamente in attivo per quel che riguarda le foche, meno per le altre specie animali. Purtroppo A baby for a baby..il mancato avvistamento dell’ornitorinco ha un elevato peso specifico, e tende a farmi dimenticare il valore intrinseco della giornata che sta finendo. In fondo, se fossi a Padova, nelle stesse ore mi sarei svegliato controvoglia nel mio talamo già abbandonato dalla consorte; avrei fatto una troppo abbondante colazione fissando la finestra chiusa di fronte a me e mi sarei recato MOLTO controvoglia al lavoro a svolgere mansioni umili e assolutamente inutili per otto ore. Il tutto ritenendomi oltremodo soddisfatto se durante il tragitto mi fosse accaduto di avvistare un paio di passeri o una solitaria garzetta lungo il canale. Qui invece:



· Mi sono svegliato col vento che fischiava fra le imposte, e mia moglie era accanto a me. (Ok, suona molto mieloso, ma si va in viaggio di nozze una volta sola!)
· Ho fatto colazione nella miglior bakery della città, nonché unica, mentre i pellicani prendevano il sole a pochi metri da noi.
· Ho avvistato un paio di falchi, una deliziosa wallabee con cucciolo, una lucertola australiana di mezzo metro, tutti prima ancora di passeggiare a cinque metri da una colonia di foche.



Ci si può accontentare. In più ancora non abbiamo toccato quello che sarà il piatto forte della giornata, ovvero l’escursione notturna in una colonia di pinguini! Ripercorriamo la strada di questa mattina con passo sostenuto, in direzione di una doccia, di una cena veloce e dell’ appuntamento con i simpatici pennuti. Prima di arrivare a Kingscote commettiamo quello che, a posteriori, si rivelerà un clamoroso errore. Decidiamo di seguire i consigli di un vecchio cartello in legno, che porta inciso “… lagoon” e andiamo ad esplorare questo posticino, senza prima esserci procacciati la cena. In realtà ho letto benissimo “DUCK lagoon”, ma voglio credere si tratti invece di una “BLACK lagoon”, possibilmente con tanto di omonimo mostro, e mi precipito a vederla. Dopo un tratto di sterrato rosso acceso che passa dentro un bosco di eucalipti sbuchiamo in fronte alla pozza. Per una volta ho ragione io: saranno le ombre della sera, i tronchi di alberi morti che affiorano dalle acque scure, l’assenza delle papere che dovrebbero darle il nome, ma la laguna appare molto più black che non duck. Inizio quasi a preoccuparmi.



In realtà il posto è assolutamente suggestivo e meritava una capatina. Uno stormo di pappagalli rosa staziona sopra un maestoso albero spoglio, e l’aere si riempie del loro simpatico chiasso. Peccato siano soggetti assolutamente refrattari alla fotografia, data la loro naturale tendenza a non riuscire a rimanere fermi nemmeno per il tempo che occorre a fare un click. Fiori di colori e forme sconosciute strappano alla biologa vistosi e rumorosi cenni di approvazione. Questi almeno si possono ritrarre. Un paio di pellicani viene a posarsi fra le radici di un eucalipto posto sulla riva opposta a dove ci troviamo noi. Qui danno vita ad una serie di rituali di seduzione che ci ricordano come da questo lato del mondo sia inoltrata primavera. Tornati alla macchina troviamo ad attenderci un paio di turisti che, come noi, ha coraggiosamente intrapreso l’impervio sentiero sterrato, e ora scruta speranzosa le cime degli eucalipti. Ci chiedono se abbiamo visto koala in zona. Dolenti indichiamo i pappagalli e i pellicani, ma non sembrano apprezzare l’alternativa che offriamo. Li salutiamo e corriamo a vedere i pinguini.

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