lunedì 1 febbraio 2010

Capitolo 48 Tassisti di notte


Per fortuna che esiste il servizio di sveglia in camera, altrimenti, se fosse dipeso da me, il ca..o di aereo per la ca..o di isola dove dobbiamo andare poteva decollare tremila ca..o volte! Ho sonno, sono le 3.00 del mattino, non ho nemmeno fatto a tempo a capire che razza di letto ci avessero dato che già l'ho dovuto abbandonare. Meno male che in un attimo di lucidità avevamo già saldato il conto della stanza, perchè se dovessi fare di conto adesso sarei in grado di rimetterci il patrimonio senza troppi problemi. In realtà sarebbe da erigere una statua alla cara ragazza che ci ha accolto in serata, che oltre a farci il conto e fissarci il taxi, si è anche assicurata che il genio del suo collega del turno di notte riuscisse a chiamarci all'ora prefissata. Impresa che ritengo non di poco conto, dacchè seduto sul medesimo divanetto alla reception riesco ad intravedere un ragazzetto di non più di vent'anni totalmente rapito da quello che ritengo essere il canale erotico via cavo. Circondato dai miei troppi bagagli, mentre attendo il taxi e accarezzo la moglie che si è riassopita istantaneamente, penso a quanto sforzo dev'essergli costato abbandonare la poltrona e il confortevole porno per venire a tirarci giù dalla branda. La vita è un ca..o di inferno ragazzo mio, è giusto che tu lo sappia da subito!

Con il concetto che in questi casi è l'uomo che deve vegliare su ciò che gli è caro, Barbara non ha mobilitato tutto il reparto neuroni in dotazione, e si mantiene in uno stato semivegetativo per tutto il tragitto verso l'aeroporto, lasciandomi in balia del tassista. Peccato, perchè l'inizio era stato promettente:

200 kg di tassista: “Where are you going?”

La bella addormentata sul posto: “Yes!”

A quel punto ho dovuto prendere in mano le redini della conversazione, e mentre Barbara tornava con tutta la mia invidia fra le accoglienti braccia di Morfeo, mi sono sorbito mezz'ora di sproloqui del panzone buontempone. Non ho assolutamente memoria del colloquio intercorso, spero non si trattasse di nulla di così fondamentale, ricordo solo una terrificante pronuncia e una parlantina a mitraglietta che mal si conciliavano allo stato semi-catatonico in cui versavo. Alla fine in aeroporto ci siamo arrivati, e pure in perfetto orario, quindi immagino di essere stato sufficientemente chiaro, almeno al momento di indicargli la direzione. Tutto il resto, come si suol dire, è storia.

Nessun commento:

Posta un commento